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Conferenza: Quale futuro per l'Ucraina?

Conferenza: Quale futuro per l'Ucraina?

от Michele Brunelli -
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QUALE FUTURO PER L’UCRAINA?

 

La Biblioteca Archivio del CSSEO organizza a Trento, mercoledì 10 giugno, alle ore 17,30, nella “Sala degli affreschi” della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito

“Quale futuro per l’Ucraina?”.

Michele Brunelli e Fernando Orlandi discuteranno con Yevhen Perelygin, ambasciatore dell’Ucraina in Italia.

Introduce Massimo Libardi.

 

Si avvicina l’estate e si prepara un’altra offensiva russa in Ucraina. Nei due mesi scorsi si è assistito a un accumulo impressionante di hardware militare nel Donbass. Nel territorio delle cosiddette Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, dove un anno fa i separatisti disponevano di armamenti simili a quelli di gruppi paramilitari, adesso vi sono armi russe dell’ultima generazione (mai esportate a paesi terzi) in quantitativi senza pari: carri armati, mezzi corazzati, cannoni, lanciamissili Grad... Per quanto riguarda solo i carri armati, nel Donbass ve ne sono 700, un numero superiore a quello che complessivamente hanno dispiegati gli eserciti di tre paesi Nato: Francia, Germania e Repubblica Ceca...

Questo enorme accumulo di armamenti si unisce alla presenza stimata di dodicimila militari russi in territorio ucraino e di altri cinquantamila a ridosso della frontiera e lascia presagire scenari inquietanti.

Ieri i combattimenti sono stati accesi, in quello che è stato l’attacco di maggiori dimensioni dopo quello di Debaltseve lo scorso febbraio. Si è combattuto per dodici ore, con un grande impiego di armi pesanti, nei dintorni delle cittadine di Maryinka e Krsnohorivka, a ovest di Donetsk.

Secondo Yevhen Deydey, parlamentare e già comandante del battaglione di volontari Kiev-1, ieri sera i separatisti avevano conquistato il 70% di Maryinka.

Mentre i separatisti armati e sostenuti dalle truppe russe attaccano, da Mosca prosegue la massiccia battaglia della propaganda, tesa a rovesciare la realtà dei fatti. Dmitrii Peshkov, portavoce del Cremlino, ha sostenuto, minaccioso, che “non è la riunificazione della Crimea alla Russia il problema, quanto la benedizione dell’Occidente al rovesciamento forzoso che è stato fatto del governo ucraino a minacciare l'ordine mondiale. È questo probabilmente il punto di svolta per l’ordine mondiale ed europeo”.

Insomma, mentre prosegue l’offensiva in Ucraina, Putin vorrebbe che gli occidentali si dimenticassero dell’Aschluss della Crimea e ignorassero quando accade oggi al fronte.

Quanto sta accadendo indica invece che gli accordi di Minsk-2 rischiano non valere la carta su cui sono stati scritti. Parlando con un giornalista dell’Independent alcuni giorni fa, prima dell’offensiva di Maryinka, l’atamano dei cosacchi Andrei Kozyr rivelava che a Lugansk i secessionisti si erano rafforzati militarmente e avevano anche costituito un quartier generale incaricato del coordinamento delle azioni delle varie divisioni, imponendo una stretta disciplina militare e disarmando chi non la accettava.

A sua volta, Ayo Beneth, un lettone che ora combatte come artigliere con i secessionisti, ha riferito che fin dallo scorso febbraio sono comparsi istruttori “molto esperti”.

Quegli istruttori “molto esperti” sono russi, come tanti altri giovani dei reparti speciali che sono in Ucraina senza le mostrine. Che combattono e anche muoiono. E poiché i morti si accumulano, al Cremlino hanno deciso di risolvere il problema “alla sovietica”, con un provvedimento amministrativo. Sui “Cargo 200”, nome in codice assegnato dai russi ai soldati morti in combattimento, si deve preservare il silenzio assoluto. Pertanto Putin ha firmato un decreto in base al quale c’è il segreto di stato sui militari morti.

Minsk-2 è al collasso, la nuova offensiva contro l’Ucraina sembra essere nel novero degli scenari all’immediato orizzonte, e in Occidente non si sa bene come rispondere. L’Unione Europea sta esaminando la possibilità di estendere le sanzioni (“EU Looks to Extend Russia Sanctions”, The Wall Street Journal, 4 giugno) e i rappresentanti del G7 sicuramente discuteranno cosa fare questo fine settimana, all’appuntamento di Monaco.

Qualcuno può fermare il nuovo blitz di Putin?” titola un interessante articolo pubblicato da The Daily Beast, che conclude osservando come quella di Putin sia stata anche una politica estera di proiezioni freudiane e di “doppi legami” (o “doppi vincoli”, seguendo la lezione di Gregory Bateson e della Scuola di Palo Alto): “Accusa i suoi oppositori di peccati e crimini di cui egli stesso è colpevole, poi fabbrica una trappola per loro in modo che perdano a prescindere dalla mossa che fanno. Armate l’Ucraina? Fatelo e noi intensificheremo la guerra. Non armate l’Ucraina? La intensificheremo ugualmente. Rispettate [gli accordi di] Minsk? Li violeremo e vi accuseremo di averli violati. Sfasciare Mink? Ancora meglio!”.

 

Davvero una situazione critica...

 

Di questo se ne discuterà a Trento, mercoledì 10 giugno, alle ore 17,30, nell’incontro-dibattito “Quale futuro per l’Ucraina?” (“Sala degli Affreschi” della Biblioteca comunale, Via Roma 55).